Sperimentati con successo in laboratorio gli inibitori CDK, già utilizzati contro i tumori; il successo del test deve ora essere validato con trial sull’essere umano.
Sono stati sviluppati per il trattamento dei tumori, ma hanno dimostrato la loro efficacia – secondo quanto riporta la rivista “Nature Medicine” – anche nella riduzione dell’infiammazione a carico di polmoni, articolazioni e altri organi e apparati del corpo: sono gli inibitori CDK, sperimentati con successo dai ricercatori dell’Università di Edimburgo.
Tali farmaci, infatti, agiscono scatenando il processo di apoptosi – il “suicidio” programmato – dei neutrofili, un tipo di globuli bianchi implicati nella risposta infiammatoria, prima che vengano rimossi dai macrofagi.
I test di laboratorio sembrano suggerire una significativa riduzione dell’infiammazione in modelli di patologie serie come l’artrite reumatoide e l’alveolite fibrosante.
Secondo Chris Haslett, a capo del Queen’s Medical Research Institute dell’Università di Edimburgo, il risultato aprirebbe le porte a trial sperimentali sull’uomo, un’opportunità, questa, sottolineata anche dal suo collega Adriano Rossi, che ha condotto direttamente lo studio: “Si aprono nuove prospettive per il trattamento di gravi patologie infiammatorie per le quali attualmente le armi sono poche e consistono principalmente nell’utilizzazione di steroidi.
La nostra è una strategia diversa e utilizza farmaci non biologici, e merita di essere valutata urgentemente da programmi di ricerca sull’essere umano.”
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