La fusione nucleare a freddo esiste!

http://www.youtube.com/watch?v=yINDe8OqG0g

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
“La nostra società, della verità, non si interessa più.”
“La fusione fredda è una realtà, al di là di ogni ragionevole dubbio.”
“Noi siamo stati boicottati, in un modo tenace e insensato, dalla scienza ufficiale, dalla finanza internazionale e da tutti i poteri forti.”

AUTRICE
La fusione fredda, ovvero quella balla dell’89, dirà qualcuno. Forse non è una balla e sicuramente l’argomento ci riguarda molto da vicino. Il filmato che vi mostreremo tra poco cercherà di spiegarvi che cos’è e come sta andando a finire. Non è detto che sia la verità. Potrebbe…

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Marzo 1989. Dagli Stati Uniti un annuncio: è finito l’incubo del nucleare, del petrolio, delle scorie radioattive. Si può avere energia con un procedimento semplice, poco costoso, con una materia prima inesauribile che è l’acqua. Salta fuori che anche in Italia, da alcuni anni, i fisici sperimentano la fusione fredda e sostengono di avere avuto casi in cui si è prodotto l’eccesso di calore. Gli esperimenti costano pochi milioni: l’entusiasmo dilaga e si tenta ovunque di riprodurre procedimento, ma non riesce. Dopo alcuni mesi il mondo scientifico copre di ridicolo i due scienziati, Fleischmann e Pons, e la stampa che prima li aveva esageratamente onorati, li scarica come truffatori. Da allora sono passati 8 anni e non se ne è più parlato.
Sono circa 100 i fisici che in tutto il mondo non hanno mai smesso di credere che la fusione fredda fosse la scoperta scientifica del secolo.
Qui a Milano, in Via Ampere, c’è un piccolo laboratorio dove Martin Fleishmann continua a lavorare insieme a due fisici italiani. E saranno loro i protagonisti della nostra puntata, gli eretici della fusione fredda.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
In questo laboratorio di Milano, un laboratorio privato, Giuliano Preparata, cattedra di Fisica alla Statale e Emilio Del Giudice, ricercatore, stanno mettendo a punto, insieme a Fleishmann, un procedimento a fusione fredda per scaldare l’acqua.
Ma prima di entrare nel vespaio proviamo a capire come avviene il processo di fusione.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Il problema fondamentale della fusione è che, per arrivare a distanze così vicine, i nuclei devono superare una grossa barriera fra loro dovuta al fatto che tutti i nuclei hanno la stessa carica, positiva. Noi sappiamo dalla fisica della scuola secondaria che due cariche dello stesso tipo si respingono, quindi dobbiamo vincere questa repulsione. Nelle stelle si crede che si vinca tale repulsione attraverso le alte temperature esistenti nel centro delle stelle stesse. Quindi, vincendo la repulsione, si verifica l’energia. Naturalmente questa è la fusione calda, detta così perché utilizza l’agitazione termica ad altissime temperature per vincere questa barriera e per accedere all’energia.
La fusione fredda, invece, questa è la scoperta di Fleishmann e Pons, vince questa barriera mettendo i nuclei in un metallo come il palladio. Quando sono in questo metallo i nuclei sono in grado di avvicinarsi tanto da cominciare a fondersi senza alcun bisogno di arrivare a queste enormi temperature a cui devono arrivare le macchine di cui parlavamo prima utilizzate per la fusione calda.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE (su immagini di attrezzature)
Questo è l’equivalente del reattore. In questa cella è inserito un filo di palladio avvolto a spirale (quello color argento) e acqua pesante, un’acqua nella quale al posto dell’idrogeno c’è il deuterio. Mediante l’elettrolisi si determina un eccesso di calore. La cella a questo punto viene messa dentro questo calorimetro.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Noi la mettiamo qui dentro per misurare la quantità di calore che si produce in questo processo. Da questo tubo entra dell’acqua che passando si scalda, poiché questo oggetto produce calore, e quindi energia, e scaldandosi emette dell’acqua ad una temperatura maggiore di quella in cui entra. Puoi toccarla, è calda.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE (su immagini di attrezzature)
Naturalmente non è la sensazione di un dito che misura l’eccesso di calore: i rilevamenti sono fatti con computer collegati al calorimetro ma quello che stupisce è che abbiamo sempre visto uscire energia da centrali enormi e questa possibilità ha dell’incredibile. La prima domanda che viene da fare è: ma quanto costa?

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano (indicando le attrezzature necessarie)
Prendiamo un’attrezzatura di questo genere che potrà arrivare a 10 kilowatt. Per questa mi servirà: un grammo di palladio, che sul mercato costa 15-20 mila lire e ho bisogno di un litro di acqua pesante, che oggi costa circa 450.000 lire al litro. Questo oggetto potrà darmi 10 kilowatt che è l’energia necessaria a far funzionare un appartamento grande, per 500 anni.
La cosa formidabile è che questa è un’energia praticamente inesauribile perché una parte su 6000 dell’acqua è acqua pesante.

MARTIN FLEISHMANN – Fisico
La sola domanda che ci si può porre è: chi potrebbe volere il successo di questa ricerca? E’ una domanda per niente semplice ed è comprensibilissimo che alcune persone non vogliono che questi esperimenti abbiano successo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Quello di cui stiamo parlando è la luce, l’acqua calda, la lavatrice, il frigorifero e tutto ciò che nel mondo funziona con l’elettricità e che oggi viene prodotta dalle centrali idroelettriche, quelle nucleari a fissione, con il carbone e con il petrolio.

MARTIN FLEISHMANN – Fisico
Sono uno scienziato quindi mi interessa studiare l’aspetto scientifico, senza chiedermi se potrà diventare utile o no. Tuttavia, nel nostro caso, credo che uno dei problemi di questa ricerca sia dovuto al fatto che è abbastanza chiaro che potrebbe avere un forte impatto economico, ma non è detto che l’avrà.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Già, il famoso due più due che verrebbe da fare anche ad un profano. Ma perché anche la scienza ufficiale, ovvero quella che ruota attorno ai comitati scientifici, o ai Rubbia, non tiene in minima considerazione esperimenti che costano due lire così promettenti? Ho provato a chiederlo a Rubbia che mi ha risposto con un fax dal CERN di Ginevra: “sono spiacente di comunicarle che il Prof. Rubbia non è interessato a commentare le dichiarazioni di Giuliano Preparata”.

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
Quando la scienza aveva pochi mesi, in fondo, abbandonare una teoria che si rivelava sbagliata non era un gran danno. I danni erano legati solo al narcisismo di chi l’aveva eventualmente proposta. Ma quando ci sono grandi capitali in gioco, scoprire all’improvviso che una certa prospettiva è tutta sbagliata, significa un enorme disinvestimento di capitali, significa migliaia di persone che perdono il posto di lavoro… Intorno alla fusione calda ci sono interessi economici colossali e migliaia di persone che ci lavorano. Cosa ancora più grave, esiste un progetto del governo italiano di ospitare in Italia una enorme macchina mondiale, che sarà realizzata da tutti i paesi del mondo e che si chiama Iter, International Termonuclear Experimental Reactor, che dovrebbe costare qualcosa come 30.000 miliardi in 10 anni.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Perché è una cosa grave questa?

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
Perché queste macchine, a parte il fatto che difficilmente funzioneranno, non sono affatto pulite.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Cosa dovrebbero dare queste macchine?

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
Secondo i progetti dei loro autori dovrebbero dare energia.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Ma se è un gravissimo errore perché l’Italia sta investendo tutti questi soldi?

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Perché, come spiegava Emilio (Del Giudice), gli interessi sono grossi. Sia delle comunità di scienziati che ci stanno lavorando, sia delle grandi industrie che devono fornire i pezzi. Non è un caso che in questa commissione il presidente sia un direttore centrale della Finmeccanica che, attraverso l’Ansaldo, spera di avere grossissime commesse nella realizzazione di magneti superconduttori che sono necessari per queste cose.
Questo business drogato, quindi, fa l’interesse di un certo ceto industriale e scientifico ma sicuramente, secondo me, non fa l’interesse dei cittadini.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
L’attenzione del mondo quindi è rivolta alla fusione calda, a ITER, che si studia a Monaco in questo centro di ricerca che si chiama Net, diretto da un fisico italiano, il prof. Toschi.

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
L’Italia ha dimostrato interesse a ospitare questo grande progetto nell’Italia meridionale.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Come mai nell’Italia meridionale, ci sono delle sovvenzioni in ballo?

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Esattamente. Ci sono le sovvenzioni dei fondi strutturali della Comunità Europea.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE (su disegno del reattore ITER)
Che sarebbe questo qui, il reattore che dovrebbero costruire in Italia?

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Per avere accesso ai fondi strutturali bisogna soddisfare certe condizioni sulle qualità del progetto che si presenta. I fondi strutturali della Comunità Europea, che sono una cifra gigantesca, servono a dare sviluppo a certe zone depresse dell’Europa.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Su questo siamo d’accordo.

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Allora una piccola ricerca non può essere suscettibile di finanziamenti tramite i fondi strutturali. Questa invece potrebbe esserlo in parte perché intorno ad un’impresa di questo genere, oltre alla creazione di migliaia di posti di lavoro ruoterebbe un certo indotto per le industrie che potrebbero lavorarvi. Bisogna capire che se venisse creata questa cosa durerebbe moltissimo, diventerebbe un laboratorio come il CERN, quindi avrebbe un impatto sull’economia locale non trascurabile.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Sicuramente, ma la riflessione che mi veniva da fare è che dietro questi grandi progetti ci sono degli investimenti enormi che coinvolgono l’economia locale ma questo al di là di come finirà il progetto, se produrrà o meno energia. Vero o no?

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Si. Questo è il primo requisito per poterlo considerare in quella classe di attività che vengono finanziate in questo modo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
E nell’attesa di costruire da noi il grande reattore, gli esperimenti di fusione calda si fanno un po’ ovunque. Qui siamo all’ENEA di Frascati e qui dentro lavorano decine di fisici.
E’ possibile entrare nell’impianto?

UOMO PRESSO L’ENEA
Non si può entrare.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Perché?

UOMO PRESSO L’ENEA
Perché oggi si spara e quando si spara non si può entrare.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Cosa vuol dire “si spara”?

UOMO PRESSO L’ENEA
Si fanno gli esperimenti.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
E non si può assistere neanche da una finestra di vetro?

UOMO PRESSO L’ENEA
Non ci sono finestre di vetro. C’è cemento armato di due metri di spessore.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Quindi la pericolosità è dovuta alle radiazioni. L’esperimento si può vedere solo dal monitor e dura 1 secondo. Ricordiamo che sulla fusione calda si sta studiando da trenta anni con risultati scarsi poiché, secondo gli esperti, occorrerebbe lavorare su quel grande reattore che è il progetto ITER.

Per il momento voi non sapete ancora se quel motore lì produrrà energia, giusto?

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Non abbiamo quella certezza di cui si ha bisogno quando si chiede un finanziamento di 10 miliardi di dollari.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
In sostanza, per accedere ai grandi finanziamenti abbiamo capito che occorre un progetto imponente. La fusione fredda invece non possiede questi requisiti perché gli esperimenti costano poco.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Costa pochissimo, non servono questi grandi investimenti e noi abbiamo portato un pezzetto di sole qui a Via Ampere in questo oggetto qua (mostrando l’attrezzatura per la fusione fredda).

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Ma per avere anche quel poco occorre l’avallo della scienza ufficiale che invece ha preso le distanze. E così la cosa va avanti semiclandestina, sulla volontà e la convinzione di singoli.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Perché la scienza è ritornata a giocare quel ruolo che giocava l’accademia all’epoca di Galileo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
E cioè?

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
E’ ridiventata una stretta ancella degli interessi economici e di potere.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
E ritorniamo all’ENEA, il nostro Ente per l’Energia Alternativa. A mezzo chilometro di distanza dagli edifici dove si studia la fusione calda c’è un ripostiglio che è un piccolo laboratorio dove due fisici, guidati dal prof. Scaramuzzi, lavorano alla fusione fredda. Solo il luogo in cui è ubicato la dice lunga sulla considerazione di cui gode questa ricerca.
Non è un laboratorio come quelli del CERN di Ginevra?

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico (ENEA)
No, assolutamente.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Serve poco per fare energia qui dentro, vero?

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico (ENEA)
Serve poco per fare questi esperimenti.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Quello che vediamo dentro la cella è un esperimento in corso, sempre con il palladio e l’acqua pesante. Qui ci sono stati casi di presenza di elio4, una scoria con una radioattività pari al fondo naturale che confermerebbe quindi che si tratta di fusione nucleare. Queste apparecchiature servono invece a misurare la quantità di energia che si produce.
Quanti watt riuscite a produrre?

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico (ENEA)
Per citare il migliore dei risultati degli anni scorsi (in genere si cita sempre il migliore), noi abbiamo avuto un esempio in cui abbiamo prodotto una potenza che è variata da 1 a 11 watt nel giro di 3 giorni, ininterrottamente. E quando producevamo 11 watt nel sistema ne entravano solo 8. Quindi stavamo producendo più energia di quanta ne entrasse e questo è un fatto abbastanza rilevante.

RICERCATORE (su immagini di barretta di metallo)
Quando noi sottoponiamo questo oggetto al procedimento sperimentale di cui parliamo, questo oggetto produce un eccesso di energia.

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico – ENEA
Adesso puntiamo più alla riproducibilità che alla quantità di calore prodotto, perché vogliamo capire quali sono le condizioni del materiale che rendono possibile questo fenomeno.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Quindi i punti deboli sono che non sempre si riesce a riprodurre l’esperimento e non sempre ci sono le scorie. E per gli scettici è più che sufficiente per liquidare in tronco tutta la fusione fredda.

FISICO – Progetto NET
Non si può parlare di fusione nucleare perché non ci sono le indicazioni necessarie, come l’emissione di neutroni o di particelle alfa. Oppure trasmutazioni di elementi. Nessuna di queste cose è stata osservata, nulla. Non siamo nel campo della fisica, a parte il fatto che questo andrebbe a stravolgere gran parte della fisica del XX secolo.

MARTIN FLEISCHMANN – teorico fusione fredda
Non si può dimostrare che una cosa è vera, si può solo dimostrare che una cosa è falsa. Ma finché non si è riusciti a dimostrare che è falsa quel qualcosa rimane vero.

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Credo che quelli che se ne occupano oggi possono confermarle che non c’è una spiegazione soddisfacente, dal punto di vista teorico, dei fenomeni fisici che starebbero alla base di quello che loro sostengono. Il secondo grossissimo guaio della fusione fredda è la non riproducibilità.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Il fatto di richiedere ad uno stadio molto poco avanzato la riproducibilità è un modo per chiudere il sistema. Questo non è riproducibile ma adesso tu mi spieghi come mai questa cosa era tranquilla poi, a un certo punto, c’è un picco, la temperatura sale. Cosa è successo dentro la cella? Vuol dire che c’è una sorgente di calore. E questa sorgente di calore da dove è nata? C’è stato qualcuno che dentro si è messo a pedalare, ad accendere una fiamma? Il problema fondamentale di questi stupidi di scienziati, perché non posso chiamarli altrimenti, è che loro chiedono di vedere i neutroni, ma i neutroni non ci sono perché il processo è diverso, chiedono di vedere la riproducibilità, e la riproducibilità non si può ancora richiedere a questo livello se non si è ancora capito bene. L’importante è che ci siano degli eventi che non possono essere spiegati, la cui unica spiegazione è che ci sia una sorgente di calore. Bisogna mettersi a studiare, a fare un’analisi a tappeto. Questa è una cosa importantissima. Non costa tanto, come diceva lei. E invece no: questo è stato un modo vizioso per distruggere la grande speranza della fusione fredda.

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
Nei primi tempi della radio Guglielmo Marconi percepiva i segnali radio solo di notte, non di giorno. I primi tempi non sempre gli esperimenti riescono perché uno non ha ancora imparato tutte le condizioni che lo rendono possibile.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Secondo lei oggi si poteva essere più avanti con la ricerca?

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Moltissimo. Noi siamo stati boicottati in un modo tenace, insensato, dalla scienza ufficiale, dalla finanza internazionale e da tutti i poteri forti.

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
La storia delle multinazionali lasciamola perdere. Allora le multinazionali vorrebbero prima di tutto uccidere la fusione calda che consuma tutti questi soldi, loro potrebbero dire, senza avere in 30, 40 anni prodotto un reattore. E questo potrebbe veramente essere un campo nel quale impegnarsi.

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico (ENEA)
La struttura ufficiale americana, gli enti che finanziano le ricerche, non finanzia più da molto tempo.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Perché?

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico (ENEA)
Perché hanno deciso che è una palla.

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
La General Electric, il principale produttore mondiale di centrali, credo, non vede di buon occhio la nascita di una civiltà tecnologica in cui tutto funziona a pile.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Però potrebbero vendere le pile!

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
Probabilmente loro valutano che il valore aggiunto che si genera con la produzione di pile non compensi il mancato valore aggiunto che si ha con le centrali. Alla fine ci guadagnano di meno. Anche tenendo conto che le centrali sono abbastanza complesse da richiedere pochi produttori centralizzati in tutto il mondo mentre le pile sono abbastanza facili da fabbricare, per cui qualsiasi artigiano della Malesia è in grado di farle.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Da quando sono a Milano avrò fatto una sessantina di laureati e non sono riuscito a reclutarne neanche uno..

FRANCESCO SCARAMUZZI – Fisico (ENEA)
C’è un certo tipo di discriminazione: per esempio, pubblicare un articolo che parli esplicitamente di fusione fredda su una rivista di quelle tradizionali è praticamente impossibile.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Secondo lei non c’è alcuna discriminazione?

ROMANO TOSCHI – Direttore NET
Assolutamente no. Anche perché, come lei ha visto, questi esperimenti sono di dimensioni talmente modeste in confronto alle spese che noi abbiamo, come può vedere, per la fusione calda (ci lavorano in Europa 3000 persone). Abbiamo dei bilanci di mezzo miliardo di Ecu all’anno, non c’è nessuna volontà di tenere fuori quelli della fusione fredda, che invece hanno dei gruppetti di ricerca molto piccoli e delle spese modeste…

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Oggi in Italia si sta considerando la possibilità di spendere 30.000 miliardi per fare la macchina della fusione calda, ITER. E’ assurdo che non ci sia nello stesso ministero un programma che costerebbe un migliaio di volte di meno per fare queste cose qui. Un laboratorio di ricerca della fusione fredda io penso che con un paio di miliardi l’anno possa fare un lavoro a tappeto. Quindi 4, 5 di questi laboratori potrebbero veramente, nel giro di pochi anni, arrivare ad una situazione assolutamente definitiva sulla natura del fenomeno, sui parametri che lo controllano, sulle possibilità di miglioramento e così via.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Ora è legittimo chiedersi: e se avessero ragione loro? Se fossimo ad un passo dal risolvere almeno in parte il problema del pianeta?

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
La cosa è ben raccontata in una storiella zen che vorrei riproporre. La storiella zen, scritta in modo autobiografico, recita così:
“Per tutta la mia vita ho cercato Dio: sui monti, nelle valli, sui mari. Finché un giorno mi sono trovato a passare per un villaggio e su una casa a due piani ho visto un cartello. Mi sono avvicinato ed ho letto “Dio vive qui”. Allora ho bussato alla porta e con il cuore in gola pensavo “ancora pochi secondi e vedrò davanti a me lo scopo della mia vita”. Ma sono stato preso dal terrore e sono scappato con tutta la forza delle mie gambe. Da allora lo scopo della mia vita è stato unicamente quello di cercare Dio e l’ho cercato ovunque: sui monti, nei mari, nelle valli, negli oceani, ho condotto infiniti pellegrinaggi. Lo cerco dappertutto tranne che in quel maledetto posto dove so con sicurezza di poterlo trovare”.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
E’ evidente che noi non sappiamo cosa sia vero e cosa no. Sappiamo invece che molto spesso le grandi scoperte sono venute da singoli che sono andati contro tutto e tutti.
Quindi, considerando quello che c’è in ballo, forse un po’ più di attenzione i signori che abbiamo appena visto la meriterebbero?
Buonasera.

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Ma secondo lei perché fanno così?

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Perché vogliono fermare la fusione fredda. Emilio (Del Giudice) fa questa congettura. La finanza mondiale dice: “noi non siamo pronti a gestire la fusione fredda. Abbiamo bisogno di un po’ di anni per ammortizzare le spese della guerra del golfo dove abbiamo inviato 500.000 uomini a presidiare le nostre posizioni. Se arriva la fusione fredda siamo fregati. Ma chi la può fare la fusione fredda? Fleishmann e Preparata. A Fleishmann ci pensano i giapponesi a Preparata ci pensano gli italiani.”

VOCE FUORI CAMPO DELL’AUTRICE
Ma è un bene che ci pensiamo noi. Poi vendiamo il brevetto.

EMILIO DEL GIUDICE – Ricercatore
No, lo teniamo nel cassetto. Anzi ci facciamo pagare per non usarlo.

GIULIANO PREPARATA – Università statale di Milano
Così se abbiamo un po’ di debiti, questi ce li abbonano tutti perché il servizio che gli facciamo è notevole!

di Milena Gabanelli

fonte: http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E90054,00.html

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fusione fredda rubbia.

17 pensieri su “La fusione nucleare a freddo esiste!”

  1. sono rimasto molto impressionato,positivamente per quanto esposto dal professore Preparata.Il suo punto di vista,per quanto mi riguarda e’
    essenzialmente logico e corretto,in quanto se durante un esperimento
    sulla fusione fredda,si verifica una produzione di energia maggiore di quella spesa,mi devo chiedere il perche’ di questo fenomeno e non scartarlo a priori perche non c’e’ sempre la ripetitivita’

  2. Sono convinto che l’unico modo per far si’ che la fusione a freddo venga utilizzata sia, anche se puo’ sembrare banale ma riflettendoci bene non lo e’, crearla ed utilizzarla in una qualsiasi abitazione,sbatterlo in faccia ai media e chi se ne frega dell’economia mondiale,se tutto cio’ prima di tutto è energia pulita al 100%,economica e producibile con spese modiche!!! In un mondo dominato da squali che pensano solo al profitto fregandosene della terra in cui vivono e dei loro abitanti io mi faccio piu’ squalo di loro e me ne frego del mio singolo profitto per il bene della terra in cui vivo!!! Se volete ottenere qualcosa fatelo e basta,altrimenti sono solo parole vuote,ci vogliono fatti e non solo parole!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  3. Sono assolutamente d’accordo con Cristian!
    Il futuro dovrebbe essere qualcosa in cui ognuno vada in giro con la propria “batteria atomica”, usandola liberamente ogni volta che gli serve: far andare l’auto, dare energia alla casa, ecc. ecc.
    è dimostrato che le tecnologie ci sono, ma sono nascosto dalle multinazionali lobbistiche per salvaguardare gli interessi di pochi contro quelli di molti, compreso il pianeta!

  4. Mi piacerebbe in via sperimentale poterne costruire un esemplare per verificare in prima persona le caratteristiche e i problemi connessi,
    Mario

  5. Beh, dall’articolo di Report i ricercatori sembravano molto ottimisti circa la realizzazione dell’apparecchio… Io non me ne intendo per niente, ma forse chi conosce la materia…
    1 grammo di palladio, 1 litro di acqua pesante…
    Magari facci sapere! 🙂

  6. Quando ho letto sono rimasta molto impressionata,sempre in positivo,come ha scritto Raffaele..sto preparando a scuola un progetto per l’energia alternativa che verrà poi valutato da una commissione. Abbiamo deciso di portare la Fusione Fredda e quindi informandoci qua e là abbiamo potuto comprendere meglio anche quanto affermato dai Voi.
    Il progetto verrà presentato a fine Aprile, chissà…

  7. Beh forse mi sono espressa male..noi faremo una rappresentazione powerpoint nella quale si parla apputo della Fusione a Freddo,viene spiegata che cosa sia ,la sua riproducibilità in laboratorio,in quanto in un sito è riportato tutti i meccanismi del processo. Noi lo riportiamo e lo presentiamo in forma cartacea con tuttti i dati ottenuti per fare vedere la riproducibilità,i vantaggi e i svantaggi(per così dire).

  8. Io qualche anno fa ho fatto una proposta per produrre idrogeno, naturalmente non racolta. DA ORGANISMI che IDROLIZZNO L’ACQUA PESANTE come sono per es. le alghe, eeparare un gene responsabile dell’idrolisi. INNESCARLO IN BATTERI CHE PREDILIGONO COME PABULUM L’ACQUA SPORCA. Rccoglere l’aqua con tali batteri in appositi contenitori e poi con apposite apparecchiaturre raccogliere l’idrogeno prodotttto. La fase più difficile è naturalmente l’isolamento de ” gene idrolitico” Ma ci si potrebbe arrivare.

  9. quello che ho letto sulla fusione a freddo mi rende partecipe in tutto e per tutto con questa scoperta grandiosa .e n’e parlo sempre con i miei clienti come motivo di sfogo contro i governi che pensano solo a loro stessi piuttosto che ai liberi cittadini costretti a lavorare sempre di piu per pagare la comune energia .viviamo dentro una scatola sono cento anni che consumiamo la stessa scoperta il nostro cervello sta diventando una scatola tutti uguali senza distinzione perche cosi e piu facile sfruttarci e rimpinzarci di frottole .ma in me c’e sempre una piccola speranza che qualcuno eviti le burocrazie e si faccia strada quindi mi auguro che prima ho poi venga fuori il fuoriclasse che metta tutti in ginocchio e dia quella sferzata che serve a farci crescere veramente e non ha continuare a credere nelle favole che ci raccontano tutti i giorni.

  10. ho serie intenzioni di riprodurre l’esperimento in materia. fornitemi dati technici su preparazione e procedimento.

    1. Ciao Alessandro.
      Io faccio ricerca sulla Cold Fusion. Ho il mio mini-reattore al tungsteno. Se sei al Fanoli poi ti spiegherò di persona!

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