Cosa e come fare per cambiare energia in casa propria

In un futuro molto prossimo ci comporteremo, acquistando un appartamento, come quando compriamo una macchina o frigorifero. E cioè ci chiederemo: quanto consuma? La risposta sarà uno degli elementi che ci consentirà di determinarne il valore. Ovvero, se consumerà poco costerà di più; si avrà consumi elevati, ovviamente, varrà di meno.
Ma come si calcolano i consumi di una casa? Che sia un alloggio in un condominio o una casa indipendente, il consumi sono determinati dalla quantità di energia che serve a “farla funzionare”, ovvero a renderla confortevole in ogni stagione.
Perché i consumi siano bassi è necessario, inoltre, che i muri e infissi abbiano capacità di “tenuta” termica e che gli impianti di riscaldamento e raffreddamento siano efficienti.

In taluni casi è molto semplice migliorare il livello dei consumi del nostro alloggio, in altri è più difficile, anche se è sempre fattibile. è ovvio che in fase di costruzione ex novo si possono ottenere appartamenti a consumi bassissimi, quasi prossimi allo zero (grazie all’impiego delle fonti di energia rinnovabili è persino possibile che un edificio produca più energia di quanta ne consuma). Ma anche quando si struttura si può ottenere un risparmio di energia considerevole, del 30-40% e anche di più.

Risparmiare energia, poi, non è una questione che riguardi solo il nostro portafoglio. è in gioco la stessa sopravvivenza del genere umano. Uno studio commissionato dalla Ue sulle conseguenze delle riscaldamento del pianeta, provocato dall’emissione di gas inquinanti, parla di deserti situazioni in Italia, Spagna e Grecia. A partire dal 2020, a causa dello scioglimento dei ghiacciai, il mare potrà salire da un minimo di 17 centimetri a un massimo di 96. Addio Venezia, nel migliore dei casi. Addio a tutta la pianura padana, nel peggiore!

Non sono argomenti da assemblea di condominio? Ai vicini di casa riottosi, che si opporranno all’introduzione di migliorie, andrà allora anche ricordato che a partire dal 2009 in caso di compravendita sarà obbligatorio produrre l’attestato di certificazione energetica; si tratta di una “carta d’identità” del nostro appartamento che fa parte dei documenti allegati all’atto di compravendita; né più e ne meno, ad esempio, della mappa catastale.
L’attestato, che dovrà essere corredato dei suggerimenti più significativi ed economicamente convenienti per il miglioramento delle caratteristiche energetica dell’immobile, sarà necessario per accedere agli incentivi e dalle agevolazioni di qualsiasi natura correlati ad interventi sull’edificio o sugli impianti.

Sarà questa certificazione energetica a contribuire a definire il valore dell’alloggio. Insomma, come spiega Pietro Andreotti, ingegnere e presidente dell’Icie, il sito tocco operativo per l’innovazione – “il costo di un edificio non è solo quello che è costato, ma anche quello che costerà”.
Perciò non vale la pena mettere mano all’efficienza energetica del nostro appartamento con l’obiettivo – come spiega Edoardo Zanchini, responsabile energia, infrastrutture e territorio di Legambiente – di “avere bisogno di pochissima energia per riscaldare e per raffreddare la nostra casa”.

Come scaldare acqua e ambienti

Il primo capitolo da affrontare è quello delle riscaldamento e della produzione di acqua calda per uso sanitario. Anche perché – come spiega Zanchini di Legambiente – “ci sono pochi sistemi più energivori degli scaldabagno e elettrici”. La sostituzione di questi apparecchi – purtroppo ancora molto diffusi – consente di ridurre significativamente i corsi lungo tutto l’arco dell’anno.

Ma come sostituire il boiler elettrico? La finanziaria 2007 prevede un incentivo pari al 55% (fino ad un massimo di ¤ 30.000) della spesa di installazione delle caldaie a condensazione, ad alta efficienza, perché recuperano il calore latente dei fumi prodotti nella combustione. Con un doppio vantaggio: far risparmiare energia dentro casa e essere meno inquinante fuori.

Inoltre, le caldaie a condensazione possono essere installati sia in impianti centralizzati che autonomi. “La sostituzione centralizzata – spiega Andreotti – consente di ridurre sia i consumi che le emissioni inquinanti. La “libertà di utilizzo” è comunque garantita se si adotta in ogni appartamento un regolatore e un contabile datore di energia per consentire al condomino di variare il flusso di calore a seconda delle proprie esigenze e dell’esposizione dell’alloggio, riducendo così consumi inutili”.

In combinata con caldaie a condensazione, è conveniente installare pannelli radianti a bassa temperatura (che funzionano tra i 30 e 50 gradi anziché i 70-80 dei tradizionali e radiatori). I consumi si riducono e si raggiunge un maggior comfort ambientale, cioè maggiore uniformità della temperatura, e meno polvere in movimento.

Caldo è freddo con un solo impianto

Negli ultimi anni la vendita di impianti di condizionamento è aumentata in modo vertiginoso. Impianti che consumano tanto, che sono poco efficienti, che fanno salire le nostre spese per l’elettricità e mettono sotto stress la rete (come testimoniato dai recenti black-out estivi). Come migliorare l’efficienza anche di questi apparecchi?

Occorre creare un unico impianto per il raffreddamento e il riscaldamento e impiegare pompe di calore ad alto rendimento per la produzione sia nel caso che del freddo. La pompa di calore è una macchina in grado di trasferire calore da un corpo a temperatura più bassa ad un corpo temperatura più alta. Il principio di funzionamento di questa macchina è un ciclo termodinamico analogo a quello che sta alla base di un comune frigorifero.

Nel caso in cui si abbia l’interesse sia riscaldare (ad esempio durante l’inverno) che a rinfrescare (ad esempio durante l’estate), la pompa si dice “reversibile”. Il vantaggio nell’uso della pompa di calore deriva dalla sua capacità di fornire più energia di quella impiegata per il suo funzionamento

Caldo ed elettricità “gratis”

Per consumare poco (e meglio) è inoltre necessario attingere dalle fonti di energia rinnovabili, principalmente – per quanto riguarda gli impianti applicabili agli alloggi – il solare termico, il fotovoltaico e il geotermico. Attraverso i pannelli solari – la cui installazione è incentivata per il 55% fino ad un massimo di ¤ 60.000 – possiamo riscaldare l’acqua. E tecnologia assai poco costosa, si è installata su nuove edificio che in un condominio di vecchia concezione.

Con poche migliaia di euro possiamo produrre l’80% dell’acqua calda sanitaria di cui abbiamo bisogno. “Insomma, è assai vantaggioso installarla nelle nostre abitazioni, sia per il risparmio energetico che ci garantisce che per gli incentivi previsti dalla legge finanziaria”, esorta Zanchini. Certo, ci vuole il tetto di proprietà, almeno 4-6 metri quadrati per famiglia e un serbatoio da 250-300 litri.

Un po’ più costosi, ma assolutamente sembra vantaggiosi sia per le nostre tasche che per l’ambiente, sono i pannelli fotovoltaici, che permettono di produrre elettricità attraverso la luce del sole. Inoltre possibile lo “scambio sul posto” dell’energia prodotta dal fotovoltaico “domestico”: in sostanza si può valorizzare l’elettricità prodotta dal nostro piccolo impianto vendendo la chiesa distribuisce.

“Anche questa tecnologia – spiega il presidente dell’Icie – ha bisogno di alcune condizioni per poter essere applicata: un orientamento ottimale del tetto per permettere ai pannelli di funzionare al meglio, un inverter che trasforma la corrente da continua ad alternata, una rete di cessione e una di utilizzo.
E c’è un altro problema, tutto italiano: fino ad ora nessun sovrintendente ai beni architettonici ha mai permesso l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dei centri storici“. Inoltre, i metri quadrati necessari sono molti di più rispetto ad un sistema solare termico, almeno 20 per famiglia. Il ritorno dell’investimento è tra gli 8 e i 10 anni.

Una ulteriore soluzione per risparmiare è quella di sfruttare l’energia geotermica con l’impiego di una pompa di calore. Con sonde geotermiche che scendono a circa 100 metri di profondità si sfrutta la temperatura del sottosuolo per raffreddare un riscaldare. è ancora poco diffusa, ma rientra – come il fotovoltaico – in quegli interventi per la riduzione dei consumi energetici per il riscaldamento/raffrescamento e illuminazione per cui la finanziaria prevede una detrazione fiscale delle 55% in tre anni se si raggiunge il 20% di riduzione del fabbisogno di energia.

Un altro sistema per risparmiare energia è evitare gli sprechi, cioè lavorare sull’involucro per eliminare le dispersioni d’inverno e i rientri di calore d’estate. Occorrono infissi opportuni, tetti e pareti esterne e isolati, un intelligente utilizzo del verde e delle schermature e una corretta esposizione.

link utili:

Tratto da “consumatori, il mensile dei soci coop” n.1 del 2007

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