Archivi categoria: Lavoro, arti grafiche

Al lavoro nella prestampa e arti grafiche

Il principio di Peter

Come già scrivevo in passato, essere un buon capo non è un mestiere facile, e soprattutto non ci si può inventare tali; nemmeno vale l’idea che qualcuno possa permettersi di calare dall’alto l’etichetta di “capo” sulla testa di chiunque altro ed aspettarsi che questo chiunque diventi un “buon capo” solo in forza della nuova etichetta gli è stata data.

Sempre parlando di leadership e di tutte le sue declinazioni (direttore, capo, boss, manager, … ) ecco un altro cosa interessante in cui mi sono imbattuto…

«In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio livello di incompetenza»

Il principio di Peter è una tesi, apparentemente paradossale, che riguarda le dinamiche di carriera su basi meritocratiche all’interno di organizzazioni gerarchiche. Noto anche come principio di incompetenza, esso fu formulato nel 1969 dallo psicologo canadese Laurence J. Peter, in un libro dal titolo The Peter Principle, pubblicato nel 1969 in collaborazione con l’umorista Raymond Hull.

«Con il tempo, ogni posizione lavorativa tende ad essere occupata da un impiegato che non ha la competenza adatta ai compiti che deve svolgere.»

Questa dinamica, di volta in volta, li porta a raggiungere nuove posizioni, in un processo che si arresta solo quando accedono a una posizione poco congeniale, per la quale non dimostrano di possedere le necessarie capacità: tale posizione è ciò che gli autori intendono per «livello d’incompetenza», raggiunto il quale la carriera del soggetto si ferma definitivamente, dal momento che viene a mancare ogni ulteriore spinta per una nuova promozione.

«Tutto il lavoro viene svolto da quegli impiegati che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.»

Il principio di Peter va inteso nel senso che, in una gerarchia, i membri che dimostrano doti e capacità nella posizione in cui sono collocati vengono promossi ad altre posizioni.

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Il cliente a bordo macchina non ha più senso

È un argomento controverso, ma bisogna affrontarlo: serve ancora il cliente all’avviamento stampa? È ancora necessario che un cliente si rechi presso una tipografia e dia indicazioni per ottenere la qualità di stampa desiderata?

E la prima domanda è: come ha avuto origine questa abitudine? Beh, torniamo indietro di tre o quattro decenni. Erano i tempi in cui non c’era alcuna standardizzazione. I set di inchiostri non erano standardizzati (il che significa: gli inchiostri CMYK del fornitore A erano diversi dagli inchiostri CMYK del fornitore B), le procedure non erano standardizzate, molte (o la maggior parte?) aziende di stampa non avevano nemmeno un densitometro per controllare il processo di stampa. In molti casi, le fotolito producevano le lastre di stampa (per la flessografia, spesso è ancora così, ma la produzione di lastre offset viene fatta in casa già da molto tempo). E probabilmente dimentico molte altre variabili nel processo.

A meno che non ci fossero delle prove di stampa (cioè: stampate con gli stessi inchiostri della tiratura e sul substrato reale) lo stampatore non aveva idea di come dovesse essere la stampa. Anche i primi sistemi di prova non assomigliavano esattamente alla stampa vera e propria: le prove Cromalin erano molto lucide, con colori vibranti. E quelle erano ad esempio usate come prove per le riviste o anche per le pubblicità sui giornali…
A quei tempi, lo stampatore probabilmente aveva bisogno di una guida per ottenere i colori desiderati. E questa guida era data da un professionista, qualcuno che capiva il processo di stampa, le variabili. Un collega della stampa.

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M0, M1, M2 e M3

Devo usare M0 o M1? Cosa sono queste modalità di misurazione? Quale devo usare? Perché?

M0 è un metodo di misura obsoleto per l’industria della stampa. In passato, gli strumenti utilizzavano una lampada al tungsteno riempita di gas per illuminare i campioni. Un difetto dell’illuminazione al tungsteno è che non ha un contenuto ultravioletto (UV) definito o stabile.

Negli strumenti tradizionali (M0), la componente UV dell’illuminante non era specificata e spesso era diversa in strumenti non identici, il che faceva sì che due dispositivi fornissero una lettura diversa per lo stesso campione.

Poiché gli strumenti possono avere quantità diverse di UV nelle loro lampade interne, due strumenti M0 distinti possono leggere lo stesso campione e riportare valori diversi.

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Stampare foto senza ciano o nero

foto senza ciano

Mi è capitato spesso che chi stampa chieda qualche particolare accorgimento sulla prestampa delle fotografie…

Ad esempio, se una foto è per lo più nei toni di grigio sicuramente mi sarà chiesto di preparare una separazione dove “comanda il nero”.
Significa che sul foglio stampato dovrà esserci una maggiore componente di inchiostro nero (retinato e non) piuttosto che di colori (ciano, magenta, giallo).
Questo si chiama GCR (Grey Color/Component Removal/Replacement) e/o UCR (Under Color Removal).

Quali vantaggi comporta questo tipo di separazione?

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Misurazione assoluta del colore

La concorrenza nel settore della stampa è in aumento e le richieste sono in costante aumento.

Pertanto, un’ispezione precisa dell’immagine di stampa è un prerequisito per prodotti privi di difetti e clienti soddisfatti. Nel settore dell’imballaggio sono richiesti elevati livelli di uniformità del colore nella stampa. Le misurazioni e le ispezioni continue del colore sono fondamentali.

Che si tratti di imballaggi flessibili, prodotti per la cura personale o etichette, i proprietari dei marchi hanno tolleranze cromatiche minime, poiché l’imballaggio perfetto e l’uniformità del colore sono una parte salda della promessa del marchio.

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