Ma il pane e la pasta veramente costano di più?

I giornali ed i giornalisti dicono proprio quello che vogliono! …oppure quello che qualcun altro vuole che si dica!!

Avrà ragione Beppe Grillo, quando dice che l’informazione è pilotata e ormai l’unica vera informazione indipendente è quella che si trova in internet?

Io non lo so… Io sono empirico: guardo ai fatti.
Sì, d’accordo c’è crisi, ma guardiamo in faccia le cose.

Personalmente, quando sento al telegiornale “pane, pasta e benzina sono saliti” mi par di sentire nominare la Santissima Trinità, ma non è così! Il pane e la pasta sono ben altra cosa rispetto alla benzina.

Per il pane e la pasta c’è un’offerta vastissima di produttori e venditori; basta per esempio andare alla COOP per scoprire che il pane fresco lì costa 1 euro al chilo, mentre hanno pure una marca di pasta “low cost”che costa meno di 40 centesimi al pacco.
Certo, non è la rinomata pasta trafilata al bronzo ecc. ecc., ma basta cuocerla qualche minuto in meno e la cottura te la tiene pure quella!

La benzina invece è distribuita – almeno da noi in Italia – da un piccolo manipolo di monopolisti, che (qui lo dico e qui lo nego) sicuramente hanno fatto cartello sui prezzi; infatti non c’è via di scampo! Al massimo, cercando il distributore giusto, si riesce a risparmiare 1 o 2 centesimi al litro, a fronte di un prezzo di 1,50 euro!

Quindi è inutile che mi vengano a dire che pane & pasta sono aumentati come la benzina! Possono continuare a ripeterlo, ma il lavaggio del cervello non riusciranno a farmelo!

2 pensieri su “Ma il pane e la pasta veramente costano di più?”

  1. Bravissimo. A parte che tutto il tuo blog è una fonte di conoscenza fantastica, quindi ti rigrazio di questo. Questo post, in particolare mi dimostra che sei uno dei tre o quattro “non pecoroni” che vivono in Italia (si qui?!?).

    Comunque penso che il vero motivo epr cui ci fregano i monopolisti è che non siamo consumatori organizzati in forti unioni. E non siamo organizzati perchè non crediamo che la solidarietà porti a qualcosa di utile. E non lo crediamo primo perchè siamo “uniti” come italiani solo dal 1848, e manco ci crediamo poi tanto. E poi c’entra anche la “cultura cattolica”. Siamo abituati a pensare che “ci pensa Dio”, “Dio vede e provvede”, “la Giustizia di Dio arriva dove quella degli uomini non arriva”, e cose del genere. Senza voler esprimere un giudizio religioso (ossimoro?) un Nazione che per cultura pensa che ci sia un ordine superiore, e che poi per “aggiornamento sociale” diventa consumista, è in cattive acque per definizione: da una parte non ha il senso di “aiutati che dio t’aiuta” per organizzarsi spontaneamente, perchè conta troppo sull’aiuto di Dio e troppo poco sulla collaborazione tra gli uomini, e dall’altra si a-moralizza, allontanandosi dai valori religiosi per penetrare i più opulenti godimenti del consumismo.

    Eccoci qua: un terreno perfetto di conquista per capitani d’azienda senza scrupoli e conquistadores stranieri (e i nomi non li ho fatti). Come se n’esce? Facendo come te…. pensando con la propria testa e parlando chiaro.

    Bravo!!

  2. Caro Alessio, ti ringrazio davvero tanto per i complimenti e per il commento costruttivo!
    Aggiungo alla tua nota relativa al fatto che “non siamo consumatori organizzati in forti unioni” un’altra novità venuta dal governo a favore dei consumatori: le poche cooperative di consumo che ci sono in Italia ora andranno ad essere colpite da 3 misure presenti nel decreto fiscale di giugno, commi da 25 a 28, articolo 82.

    1.
    Le coop a mutualità prevalente che presentano un prestito sociale superiore ai 50 milioni pagheranno il 5% dell’utile netto a favore del fondo di solidarietà per i meno abbienti.
    2.
    La tassazione sugli interessi del prestito sociale passa da 12,5% a 20%.
    3.
    Il prelievo fiscale passa da 30% a 55%.

    Tutto questo, ripeto, “a favore” delle cooperative di consumatori!
    EVVIVA!

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