Polipectomia: cronaca di un ricovero ospedaliero

Polipi nasali

Un giorno mi stavo leggendo un giornaletto che era allegato in omaggio ad una rivista che comprano e leggono solamente le donne di casa.
Sfogliando le pagine e leggendo un po’ a singhiozzo sono capitato in un articolo che descriveva una “malattia” indicandone i sintomi maggiori: voce nasale, starnutisci spesso, difficoltà a percepire gli odori.

Io mi riconoscevo abbastanza in questi sintomi e così sono andato dal mio medico curante a dirgli che forse avevo dei polipi al naso.
Il dottore mi ha fatto qualche domanda per accertarsi che non fossi solamente ipocondriaco, e poi mi ha detto di farmi visitare dall’otorino specialista.

Quando sono andato dall’otorino, il dottore un po’ si metteva a ridere quando gli ho detto perché credevo di avere dei polipi, comunque mi ha dato un’occhiata dentro al naso e ha visto che qualcosina effettivamente c’era. Allora mi ha ordinato di fare una TAC.

Dai risultati della TAC è venuto fuori che ero invaso dai polipi (stasera pesce!), sia nella fronte che negli zigomi, praticamente in quasi tutte le cavità libere della mia faccia!
Questo problema si era sviluppato in anni di allergia trascurata; infatti la poliposi di questo tipo nasce e cresce dalle irritazioni della mucosa nasale, che reagisce in questo modo agli stimoli allergici: crescendo.

Ok! Sono andato a farmi ricoverare e dopo 5 mesi finalmente avevano fissato la data dell’operazione. L’operazione in sè non è stata niente di che, e nemmeno il ricovero. Anzi, devo dire che il ricovero è stato proprio di tutto riposo e mi ci volevano proprio quei 3/4 giorni di nullafacenza, servito e riverito.
Mi sono persino portato il notebook, così mi sono potuto vedere in santa pace quella decina di film che mi interessavano.

L’unica cosa fastidiosa era la sensazione di naso tappato post operatoria: infatti il naso era proprio tappato da dei tamponi lunghi 10/15 cm che mi avevano infilato nella mia faccia all’interno delle narici.

Quando me li hanno tolti è stata la parte meno gradevole di tutto il percorso, perché quando te li sfilano sembra che te li abbiano infilati fin dentro il cervello, e quindi senti tirare e grattare dalla cima della fronte finché non escono del tutto!

Alla fine, quando mi hanno dimesso, di dolorante mi restavano solo due cose: il labbro che mi ero masticato finchè ero sotto anestesia totale, e la zona del braccio dove mi hanno attaccato la flebo, perché l’ago me l’hanno lasciato infilato fino alla dimissione!

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2 pensieri su “Polipectomia: cronaca di un ricovero ospedaliero”

  1. C’è una categoria di persone a rischio che non sa di esserlo, che va in apnea durante la notte senza accorgersene, anche 70-100 volte l’ora, ogni notte. Per molti italiani non si tratta di eccezioni, ma quasi di una regola. Secondo gli ultimi dati, i malati di Osas (apnee ostruttive nel sonno) sono classificati in circa il 2% delle donne e il 4-8% degli uomini fra i 30 ed i 65 anni, diverse decine di migliaia di persone e parliamo solo di coloro che si sono rivolti ad una struttura sanitaria, che sanno di essere malati.
    Tutti gli altri corrono grossi rischi senza saperlo.

    “Per questo, – spiega il professor Giuseppe Abbritti presidente della SIMLII (Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale) – va fatta un’opera di vasta sensibilizzazione, anche e soprattutto attraverso i mass media. Bisogna far capire a tutti, anche a chi russa semplicemente durante la notte che il passo successivo, se non si interviene in tempo, sono le apnee notturne, pericolosissime per la salute di chi le ha e anche per gli altri. Le faccio un esempio per capirci meglio. Lo sa che molti autotrasportatori sono delle vere e proprie mine vaganti, senza neppure saperlo?

    Basta considerare che il colpo di sonno è responsabile del 25% degli incidenti stradali e che l’Osas è la prima causa medica di sonnolenza”.
    Proprio per cercare di accendere l’attenzione del maggior numero di persone possibili, classe medica inclusa, molti ospedali italiani si sono dotati di ambulatori che si occupano specificatamente di “diagnosi e trattamento delle apnee ostruttive del sonno”. Ma come si arriva a far conoscere ai potenziali malati il disturbo del quale soffrono? “Per prima cosa – osserva Abbritti – dovremmo informare i medici di base. Perché è anche una malattia sottovalutata e sottodiagnosticata.

    Il primo scalino è il russamento notturno, ma nessuno va dal medico perché russa. I fattori di rischio sono sicuramente l’obesità, il collo grosso (oltre 43 centimetri per gli uomini, oltre 41 per le donne), le alterazioni cranio-facciali che riducono il diametro delle alte vie aeree oltre al consumo di alcol, sigarette e farmaci. Queste persone durante la notte hanno una respirazione faticosa a causa del fatto che le pareti della faringe, dietro la gola, si restringono.

    Finché c’è passaggio di aria, si ha russamento, poi quando le pareti combaciano completamente il soggetto va in apnea che può durare da pochi secondi fino ad oltre un minuto. Ogni apnea è seguita da un sussulto e dalla ripresa del russamento. Ed ogni sussulto è una specie di micro-risveglio del quale il soggetto però non si accorge e non ha memoria il mattino seguente. Se un soggetto ha questi ‘sussulti’ decine di volte per notte praticamente non riposa, non entra mai nella fase del sonno Rem che è quella che produce un sonno ristoratore.

    Gli effetti negativi si possono riassumere con una riduzione dell’attenzione e dei tempi di reazione durante il giorno, con un’aumentata probabilità di infortuni sul lavoro. I sintomi riscontrati sono: cefalea, sonnolenza diurna, riduzione della memoria, difficoltà di concentrazione, depressione e irritabilità, oltre ad una riduzione della libido.

    Chi soffre di Osas, facendo mancare ossigeno al cuore e ai polmoni, anche se per un tempo limitato, ma ripetuto sistematicamente tutte le notti, va incontro ad un rischio elevato di malattie cardiovascolari e metaboliche come ipertensione arteriosa sistemica, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, aritmie, fino a dislipidemia e diabete”.

    Ammesso che un paziente si riconosca nei tratti descritti, cosa deve fare?
    “Rivolgersi al proprio medico di base o anche direttamente ad una struttura specializzata. La prima cosa che facciamo è un test strumentale che attraverso un apparecchio tipo-Holter, applicato al paziente che lo porterà durante la notte, ci dà una traccia chiamata “polisonnografia notturna” che documenta tutti gli episodi di russamento e apnee.

    Quanto alle cure, le misure terapeutiche, che coinvolgono anche altre specializzazioni (endocrinologia, cardiologia, gastroscopia, odontoiatria, neurologia, otorino, nutrizionista) prevedono anzitutto calo di peso, igiene alimentare e del sonno fino all’uso di un ventilatore che attraverso una mascherina facciale applicata al naso durante la notte consente di respirare.
    In casi gravissimi si arriva anche ad un intervento chirurgico maxillo-facciale”.

    (da Optima Salute)

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