Meno carboidrati = meno grassi nel fegato

Secondo una ricerca svolta presso il Centro Medico di Southwest, e pubblicato su Hepatology, è possibile ricavare tramite la dieta dei meccanismi endogeni per combattere l’obesità e le malattie derivanti (diabete, steatosi epatica non alcolica, …).

Lo studio (che seguiva dei soggetti obesi) ha concluso che una dieta povera di carboidrati possa essere una via per ridurre i grassi epatici, poiché in tali condizioni il metabolismo va a consumare queste “scorte”, per lo più trigliceridi.

Il glucosio e i grassi sono entrambi metabolizzati nel fegato e utilizzati come energia per il funzionamento del corpo: il glucosio può essere ricavato dal lattato, dagli amminoacidi o dal glicerolo.
In una dieta “normale”, a basso contenuto di calorie, i soggetti ottenevano il 40% del glucosio dal glicogeno, derivante dai carboidrati assunti con l’alimentazione, e immagazzinato nel fegato.

fonte: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/articolo/1334485

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Un pensiero su “Meno carboidrati = meno grassi nel fegato”

  1. Due bicchieri di vino al giorno per ridurre il grasso nel fegato

    È quanto suggerisce una tesi pubblicata dalla dr.ssa Elizabeth Hijona Muruamendiaraz, laureata in biochimica, specializzate in Dietetica e Nutrizione, sugli effetti del resveratrolo sulla semplice steatoepatite non alcolica.
    Le ormai note proprietà antiossidanti del resveratrolo ne fanno un elemento prezioso per la salute. Si trova in molti frutti come uva, noci, arachidi… e, naturalmente, nel vino.
    L’obiettivo della tesi è stato quello di scoprire se il resveratrolo riduceva, in modelli animali, la Nash (come viene detta la steatoepatite non alcolica: caratterizzata da un accumulo di grasso all’interno delle cellule del fegato e da una reazione infiammatoria che si può mettere in relazione alla morte delle cellule stesse).
    Per stabilire questo i topi sono stati suddivisi in tre gruppi: al primo è stato dato libero accesso a cibo e acqua. Il secondo gruppo è stato sottoposto a una dieta ad alto contenuto di carboidrati, lipidi e periodi di digiuno. Il terzo gruppo è stato mantenuto nelle stesse condizioni del secondo gruppo con la differenza che a questi topi sono stati forniti 10 mg di resveratrolo al giorno.
    Dopo quattro settimane, campioni di fegato e di sangue sono stati prelevati dagli individui dei tre gruppi per una successiva analisi. È stato così dimostrato che nel terzo gruppo – quello trattato con il resveratrolo – l’infiltrazione di grasso nel fegato è scesa rispetto al secondo gruppo. Dopo questo e una serie di altre analisi, la ricercatrice ha concluso che il resveratrolo riduce la gravità della Nash nei modelli animali trattati perché la percentuale di cellule di cellule epatiche colpite è risultata minore rispetto a quelli non trattati.
    Dalla ricerca si è così evidenziato come il resveratrolo sia in grado di mantenere l’equilibrio tra gli antiossidanti e le sostanze ossidanti. Inoltre, la dr.ssa Hijona potuto osservare che quando è stato somministrato il resveratrolo, la produzione di sostanze ossidanti è stata ridotta e gli antiossidanti naturali del fegato hanno subito minori danni. In più, è stata notata una minore quantità di cellule Kupffer nel fegato: un tipo di cellule collegate alla progressione della Nash. Questa riduzione influisce sui possibili sviluppi di altre lesioni al fegato come la fibrosi.
    Per questi motivi, la ricercatrice suggerisce che arricchire la propria dieta con alimenti che contengono resveratrolo sia un buon modo per mantenersi in salute e proteggere il fegato dai danni degli antiossidanti. Uno di questi modi, propone Hijona, è bere un paio di bicchieri di vino al giorno.

    fonte:lastampa.it

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