L’ascensore orbitale è meno fantascienza

Pare che la realizzazione di un ascensore orbitale utilizzato per collegare la superficie terrestre con una stazione in orbita si stia allontanando dalla pura fantascienza e si stia invece avvicinando alla concreta realtà.

L’ascensore orbitale è stato teorizzato per la prima volta dallo scienziato russo Konstantin Tsiolkovsky nel 1895 e successivamente dal romanziere Arthur C. Clarke nel suo romanzo degli anni 70 “Le fontane del paradiso” (Premio Hugo nel 1980); nella teoria, si tratta di una struttura composta da un cavo che corre da una base terrestre fino ad un’altra base spaziale in orbita geostazionaria attorno alla terra (cioè a circa 35.800 km di altitudine),  sul cui “binario” corre appunto questo ascensore.

Un ascensore del genere potrebbe essere molto utile da molti punti di vista: l’avere a disposizione un dispositivo per arrivare facilmente nell’orbita terrestre potrebbe, prima di tutto, evitare l’uso degli shuttle convenzionali , dove la maggior parte delle risorse (parlando sia di soldi che di carburante) è ancora usate per il vero e proprio distacco dalla gravità terrestre.

Attualmente sono spesi circa 460 milioni di dollari ogni volta che uno shuttle viene accesso per partire, consumando 900 tonnellate di carburante, tra l’altro molto inquinante.
Gli entusiasti stimano come l’ascensore orbitale potrebbe portare in orbita ogni libbra di materiale con solamente 450 dollari di spesa, in confronto alle 21.000 dollari spesi attualmente usando i razzi.

Una volta raggiunta l’orbita tutto sarebbe più semplice: portare in orbita altri satelliti, raggiungere la Luna o Marte, fare viaggi spaziali “panoramici”, ecc…

Fin’ora il problema tecnico più grosso era trovare un materiale adatto per costruire un cavo che potesse coprire la lunghezza di 36000 km. .Questo perché più lungo è il cavo, più pesante questo diventa; e più è pesante è il cavo, più grosso il cavo dev’essere man-mano che si sale per sostenere il suo stesso peso.
Per fare un esempio: il cavo in questione, se alla superficie fosse spesso come un normale filo, dovrebbe alla fine essere largo come la Terra!

Un gruppo dell’Univesità di Cambridge, guidato del prof. Alan Windle, ha creato un materiale speciale: 1 grammo di questo può essere allungato per circa 30 km. La chiave di questo è che essenzialmente il processo trasforma il carbonio in fumo, ma siccome le particelle di fumo sono sottili nanotubi esse si tengono assieme. Inoltre le possibilità del nuovo materiale sono molteplici: dai giubbotti antiproiettile alla costruzione di automobili.

Comunque le cose non potranno concretizzarsi se non prima di almeno 10 anni.

fonte: TimesOnLine

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