L’altro giorno un mio collega ha ricevuto la busta paga.
Allegata alla busta paga c’era un depliant che più o meno diceva così: “Dona il tuo 5×1000 alla fondazione del tuo titolare”.
Non sto a spiegarvi, ma fidatevi se vi dico che non ne ha bisogno; anche l’ultimo degli operai pensava fosse più saggio donare questo 5×1000 a qualche onlus di ricerca medica.
Si discuteva quindi su come i padroni pensino sempre e soprattutto al proprio profitto, a dispetto di pochi imprenditori illuminati che, andando oltre il proprio scopo personale, sono riusciti a creare aziende dove anche i dipendenti avevano piacere di lavorare, perché erano trattati meglio di semplici muli da soma.
Non si pensava a gente come Steve Jobs, che ha fatto i soldi sfruttando le competenze altrui e la manodopera cinese a basso costo, ma piuttosto a persone come Olivetti, tanto per dirne una.
Qualcuno che partecipava alla discussione ha poi buttato là la storia di Ong come FSC o PEFC, che si occupano di certificare la provenienza di prodotti di origine vegetale (carta e cartone) in una filiera che abbia a cuore il rispetto della natura.
Da qui l’ideona…
Perché non creare la “certificazione dei lavoratori”?
Che bello sarebbe se un’azienda meritevole potesse vantarsi di essere “certificata” dai propri dipendenti!
Attenzione: non sto parlando di sindacati, ma di lavoratori, presi singolarmente.
Già immagino un sistema di autovalutazione anonimo, con una semplice domanda: “Al lavoro ti senti trattato bene?”
Un’azienda potrebbe dimostrare che i propri dipendenti sono persone felici e soddisfatte delle proprie condizioni di lavoro.
E, allo stesso modo in cui chi è attento alle tematiche ambientali può decidere se acquistare prodotti altrettanto rispettosi, qualcun altro potrebbe preferire acquistare prodotti fatti da aziende che hanno a cuore i propri lavoratori.
Non vi pare una bella utopia?
Andate a vedere qua, e scoprirete che in effetti qualcuno a modo suo lo sta già facendo 🙂
http://www.top-employers.com/Certified-Top-Employers/