Straniero in terra straniera

L’altro giorno un mio amico è andato a donare il sangue.

Lui ci va con una certa regolarità e quest’ultima volta è rimasto relativamente colpito dal vedere una donna musulmana (distinguibile dagli abiti).

Origliando ha capito che era una neo donatrice alla sua prima volta, e che veniva dal Marocco.

Dopo mezz’ora circa l’ha vista andarsene, in silenzio com’era venuta, ed ha potuto origliare anche una conversazione tra due infermieri del reparto.

Quello che aveva seguito la donna si lamentava con l’altro del fatto che lei non parlasse praticamente italiano, che non riuscisse a capire il 90% del questionario da compilare, anche del fatto che non avesse fatto colazione, visto il periodo del ramadan.

Quindi la sua richiesta di adesione sarà rigettata.

Ora, penso io, da una parte le varie associazioni di volontariato dovrebbero fare il più possibile per reclutare nuovi membri disposti ad aiutare il prossimo: un po’ di ovvio proselitismo e del materiale illustrativo in lingua straniera sarebbero d’aiuto.

D’atro canto però non si può negare che uno straniero in terra straniera dovrebbe fare più del solo sforzo di presentarsi nel luogo preposto.

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