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Al lavoro nella prestampa e arti grafiche

Gestione del colore:TVI, NNC, CIE Lab

Gestione del colore: TVI (Aumento del valore tonale, ossia le curve della macchina da Stampa), NNC (Calibrazione quasi neutra) e CIE Lab

Fino agli anni ’50 non esistevano standard industriali per i colori degli inchiostri utilizzati nella stampa.

All’epoca, ogni produttore di inchiostri seguiva i propri standard e non li condivideva con i concorrenti. Questo era causa di molte frustrazioni.

Se gli inchiostri venivano acquistati da più fornitori, i colori non corrispondevano; questa è stata l’origine del Pantone Matching System (PMS). La sua introduzione ha cambiato la situazione, grazie all’utilizzo di una guida colore standard.

Oggi, invece, esistono standard industriali per le formulazioni dei colori nelle diverse tecnologie di stampa. Esistono anche spazi colore standardizzati, per le diverse condizioni di stampa, per fornire un riferimento o un obiettivo a cui puntare. Inoltre, esistono diversi metodi da seguire.

La gestione del colore, che negli anni ’50 era un processo casuale, si è evoluta in un processo molto organizzato per l’industria grafica; dall’input (scansione/fotografia e file) all’output (grafica stampata), che si tratti di stampa offset, flessografica o digitale. I pezzi finali di stampa possono essere generati da una semplice stampante desktop o da una macchina da stampa industriale.

Indipendentemente dal modo in cui un file viene creato o prodotto, i clienti richiedono colori accurati, e l’obiettivo è lo stesso: la prova di stampa e l’immagine stampata devono avere un aspetto visivo comune.

I tre metodi di base sono:

  1. Curve TVI basate su scale tonali (dot gain, o ingrossamento)
  2. Curve tonali basate sulla calibrazione quasi neutra (bilanciamento del grigio o G7)
  3. Gestione del colore CIE Lab

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I profili ICC

Un profilo ICC è un file che assicura che i colori di un’immagine vengano visualizzati correttamente su una stampante o un monitor.

Un profilo ICC (International Color Consortium) è un file che contiene informazioni su come un dispositivo di output, come una stampante o un monitor, deve interpretare i colori di un’immagine digitale.

Viene utilizzato per garantire che i colori di un’immagine vengano visualizzati in modo accurato su un dispositivo di output specifico. Ad esempio, se si invia un’immagine ad una stampante utilizzando un profilo ICC, la stampante userà le informazioni contenute nel profilo per stampare i colori dell’immagine in modo accurato.

Per creare un profilo ICC, raccogliamo informazioni su come una stampante o uno schermo mostrano i colori e le mettiamo in un file speciale che poi usiamo ogni volta che stampiamo o visualizziamo un’immagine.

I profili ICC vengono creati utilizzando un processo noto come “profilazione del dispositivo”. Per profilare un dispositivo, vengono utilizzate delle apparecchiature di misurazione che producono una serie di dati su come il dispositivo interpreta i colori. Questi dati vengono quindi utilizzati per creare un profilo ICC che descrive in modo accurato il comportamento del dispositivo in termini di gestione del colore.

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Impostazione dello spettrofotometro

Utilizzare uno spettrofotometro per misurare il colore non significa necessariamente acquisire dati accurati. La ragione più comune per misurazioni errate e letture incoerenti tra gli strumenti è l’utilizzo di impostazioni sbagliate del dispositivo.

Illuminante e angolo di osservazione

L’illuminante descrive la luce sotto la quale si giudicano i colori. Per determinare con precisione l’aspetto del colore nel punto di destinazione, è necessario scegliere un illuminante appropriato per il dispositivo. L’ISO ha definito l’illuminazione standard per la grafica di stampa come D50, che corrisponde all’incirca alla luce di mezzogiorno. Altri settori hanno standard di illuminazione diversi, che possono essere supportati dallo strumento e dal software in uso.

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ISO 20616, PRX, PQX e gestione della qualità di stampa

I grandi marchi e gli altri acquirenti di stampa desiderano monitorare la qualità di stampa dei loro fornitori. Oggi questo è difficile e costoso perché le tipografie utilizzano strumenti di misurazione diversi e inviano al marchio (se lo fanno) rapporti sulla qualità di stampa in una grande varietà di formati che non possono essere utilizzati direttamente o importati nei sistemi di tracciamento dei database.

Stabilendo una specifica standard per lo scambio della qualità di stampa che consenta agli stampatori di segnalare la qualità di stampa all’acquirente di stampa, è possibile sviluppare strumenti o plug-in per semplificare la segnalazione e l’analisi della qualità di stampa.

Il lavoro per lo sviluppo di PQX è iniziato come iniziativa dell’Idealliance Print Properties and Colorimetric Council nel giugno 2015. Man mano che il lavoro procedeva, è diventato chiaro che l’esigenza di un documento standard andava ben oltre i membri di Idealliance. Di conseguenza, Idealliance ha iniziato a impegnarsi per far entrare PQX nel processo di sviluppo degli standard ISO globali.

Oggi, quella che era nata come specifica Idealliance PQX è composta da due parti: ISO 20616-1 e ISO 20616-2.

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La fine dei font Type1 nelle applicazioni di grafica

Qualche tempo fa Adobe ha annunciato che “disabiliterà il supporto per l’authoring con i font di tipo 1 entro gennaio 2023”.
Cosa significa questo dal punto di vista della prestampa e dei PDF?

Prima di tutto, dobbiamo guardare indietro per vedere come i font Type 1 sono arrivati nel mondo e come si inseriscono nei formati di font di oggi.

Sono stati introdotti insieme a PostScript nell’età della pietra della prestampa digitale, nel 1984. PostScript e i font Type 1 erano una parte essenziale di quello che all’epoca veniva chiamato “Desktop Publishing” (DTP). Il successo di PostScript nel consentire il DTP ha reso necessario che i sistemi operativi integrassero la gestione dei font.

Microsoft e Apple dovettero decidere se utilizzare (e concedere in licenza) la tecnologia Type 1, ma decisero di seguire le proprie strade introducendo TrueType, un formato di font completamente diverso. Questi due formati, Type 1 e TrueType, sono tuttora gli unici formati realmente diversi; tutti i formati di font più recenti sono varianti di uno di essi o ibridi, cioè di entrambi.

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